“Da Bach a Gershwin”: come gioire della grande musica

Il 25 luglio, nel piazzale antistante alla miniera di Porto Flavia, si è aperta la rassegna concertistica “I Tramonti di Porto Flavia”, che ha visto come protagonisti Federico Mondelci e l’Italian Saxophone Quartet

Al di là del grande virtuosismo e dell’eccezionale capacità interpretativa, i quattro musicisti hanno dimostrato di saper riempire un intero palcoscenico, non solo con la loro musica, ma anche con la loro simpatia. Il 25 luglio non abbiamo assistito di certo a una commedia, ma la comunicazione e il coinvolgimento del pubblico hanno fatto da padroni a Porto Flavia. I quattro musicisti hanno dimostrato di saper fronteggiare qualunque situazione. Da un piccolo problema con uno strumento, che ha creato un vuoto scenico riempito subito con un’improvvisata lezione teorica sulle diverse forme del sax; alla pioggia leggera, vissuta non come un ostacolo o un pericolo, ma come un complimento dal cielo commosso da tanta bellezza.

L’Aria sulla Quarta corda di Bach ha riecheggiato a Porto Flavia

Il concerto si è aperto con il Secondo movimento della Suite Orchestrale n.3 BWV 1068, detto anche “Aria sulla Quarta corda, di Johann Sebastian Bach. La Suite, composta a Lipsia, fornisce un’ampia dimostrazione della genialità compositiva di Bach. Questa musica ricca di bellezza melodica, vigore ritmico e spirito gioioso, deve la sua fama specialmente al secondo movimento, l’Aria, che in origine prevedeva un organico di soli archi. Nel corso dei secoli sono stati creati svariati arrangiamenti per diversi strumenti, suonati non solo nelle sale da concerto, ma diventati anche colonne sonore e sigle di famosi programmi televisivi. Insomma tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo avuto il piacere di ascoltare questa nota melodia. Nonostante abbiano riportato alla luce un capolavoro del XVIII secolo, sono riusciti a imprimere il loro marchio di fabbrica, trasportando il pubblico in un’altra dimensione, e allontanandolo dall’ascolto “classico”.

L’allegro della III Sonata di Rossini: un riconoscimento per Pesaro

Si è proseguito poi con l’Allegro della III Sonata a quattro di Gioacchino Rossini, composta durante le vacanze estive, sotto invito del padrone di casa. Si tratta di musica da camera, creata con lo scopo di intrattenere e allietare il soggiorno, ma in questa composizione giovanile c’è già tutto il carattere e il carisma, distintivi della grande sensibilità musicale dell’autore. Con questo brano il quartetto è stato in grado di guadagnarsi l’attenzione del pubblico, dimostrando non solo grande virtuosismo, ma anche grande capacità interpretativa. Ritengo necessario porre l’accento sulla rilevante difficoltà tecnica dei brani rossiniani, fatti di estrema brillantezza ritmica e di particolari armonici non indifferenti. Queste componenti portano gli esecutori a porre un’attenzione quasi spasmodica nei confronti dei più piccoli dettagli. La tangibile intesa fra i musicisti e le dinamiche perfette hanno creato, all’ascolto, l’illusione che, in realtà i quattro musicisti fossero un “unicum” l’uno con l’altro.

L’Adagio di Barber ha commosso tutti, anche il cielo

L’Op. 11 di Barber, inizialmente scritto per un quartetto d’archi, poi arrangiato per orchestra (sempre d’archi n.d.r) è composto da tre movimenti, in cui l’adagio occupa la parte centrale. Se prendessimo i tre movimenti separatamente, faticheremmo a dire che sono parte dello stesso pezzo se non addirittura dello stesso compositore o della stessa epoca.
Nonostante ciò, è presente una costante nei tre movimenti: l’ incompletezza delle cadenze. Questo susseguirsi di cadenze “sospese” è il motivo per cui gli studiosi identificano il dolore e la rassegnazione come fulcro dell’Adagio. Il brano in esame, infatti, ha un carattere raccolto, quasi come una preghiera al crepuscolo, e, per l’utilizzo di alcuni passaggi più tipicamente contrappuntistici, riporta alla mente gli stilemi caratteristici della polifonia.
La musica si apre in maniera solenne. La progressione lenta e apparentemente inesorabile del brano alimenta, nell’uditore, un senso di tensione che cresce con l’incedere lento ma regolare della battute. Di volta in volta è uno strumento diverso a portare avanti il tema.Questa successione si ripete anche nella costruzione del climax che costituisce il nocciolo del movimento. L’atmosfera si volge poi verso la rassegnazione.
La paternità dell’arrangiamento, portato in concerto, è da attribuire allo stesso quartetto. Con questo brano, i quattro sassofonisti sono riusciti a dare prova della versatilità del loro strumento. Non è stata necessaria un’intera orchestra d’archi per ammutolire l’uditorio; sono stati sufficienti quattro sax per riunire “in preghiera” un centinaio di persone. “Qualcuno da lassù si è lasciato sfuggire qualche lacrima”, ha affermato, dopo l’esecuzione, il M° Mondelci, volgendo lo sguardo a un cielo scuro e piovigginoso. Ma sono certa che anche tra il pubblico qualche lacrima è sfuggita (n.d.r. me compresa).

L’arrangiamento del M° Michele Paolino sui temi più celebri di Ennio Morricone

Menzione d’onore va all’arrangiamento del M° Michele Paolino sulla musica più celebre di Ennio Morricone. Oltre ad omaggiare il M° Morricone, questo brano ha sicuramente messo in luce le capacità compositive del baritonista. I temi sono stati cuciti assieme perfettamente nonostante l’appartenenza a film, ambientazioni e contesti differenti. Il brano, scritto in un paio di settimane, sotto richiesta del M° Mondelci, abbraccia i temi provenienti da il “Nuovo cinema Paradiso”, “Giù la Testa”, “C’era una volta nel West”, “Good Bye”, “Once upon a time in the West”, “La leggenda del pianista sull’Oceano” e “Mission”.

Astor Piazzolla: due brani per celebrare un grande compositore e un grande musicista

Il concerto si è concluso con l’esecuzione di Oblivion e Libertango di Astor Piazzolla. Due brani per celebrare il centenario dalla nascita del compositore, e per omaggiare il direttore artistico, Fabio Furia, grande interprete di Piazzolla.

La parola all’associazione organizzatrice Anton Stadler

“Un concerto strepitoso. Sicuramente questa è stata un’apertura di stagione con i fuochi d’artificio. Durante il concerto stavo già pensando alla programmazione per l’anno prossimo. Penso che saranno nuovamente ospiti nella prossima rassegna, se non qua, in qualche altro sito, come la Miniera di San Giovanni o la grotta di Santa Barbara. L’obbiettivo dell’associazione Anton Stadler è quello di unire la valorizzazione del territorio alla buona musica. Molte persone del pubblico si sono avvicinate per farci i complimenti. E’ stato una bomba.” Queste sono state le parole della Project Manager dell’associazione culturale Anton Stadler Maura Porru

di Camilla Maccioni


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